“Il rialzo del prezzo del petrolio puo’ solo apparire una buona notizia: sono decine di migliaia le persone che in Italia lavorano in questo settore, il loro destino e’
strettamente connesso al prezzo dell’oro nero che ancora non ha riconquistato un livello accettabile”. Lo afferma il segretario generale dell’Ugl Chimici, Luigi Ulgiati, commentando l’andamento del prezzo del petrolio “di cui in Italia si parla solo in termini finanziari e speculativi, ignorandone le ricadute occupazionali e industriali. E’ molto grave per un Paese alla continua ricerca di crescita e sviluppo, energeticamente dipendente dall’estero, non aver preso atto di una crisi petrolifera, che si riverbera anche sulla trattativa per il rinnovo del contatto del settore. Il
combustibile fossile – spiega – resta centrale nella nostra vita e nella nostra industria, non esiste un valido ‘piano B’ fondato sulle fonti alternative, pur avendo il sindacato, e in particolare
l’Ugl, sostenuto la necessita’ di rivedere la politica energetica nazionale, partendo dalla green economy. Non a caso, siamo stati d’accordo, fin dall’inizio, con progetti come quello della Green
Refinery di Gela o del polo di chimica verde ‘Matri’ca’ di Porto Torres. Anche un’eventuale vittoria del si’ al referendum No-Triv del prossimo 17 aprile – conclude Ulgiati – potrebbe avere
ricadute negative sul nostro Paese, sia sul fronte occupazionale sia energetico, perche’ le disposizioni da abrogare sono solo quelle che consentono di sfruttare i giacimenti gia’ attivi fino
al loro esaurimento. Vincendo il si’, nel breve periodo si potrebbero gettare sul lastrico migliaia di lavoratori che operano nel settore”.